Il numero di anziani con la patente raddoppia ogni 10 anni per via dell’invecchiamento della popolazione. Chi guida deve avere forza muscolare, velocità e coordinazione nei movimenti sufficiente a rispondere a sollecitazioni improvvise, ma soprattutto funzioni cognitive superiori intatte. Valutare l'idoneità alla guida, specie nelle persone anziane, è però molto difficile. L’US National Highway Traffic Safety Administration (ente statunitense per la sicurezza autostradale) segnala che circa il 4 per cento degli over 75 al volante è affetto da demenza e circa il 20/30 per cento di coloro che hanno una diagnosi di demenza iniziale continua a guidare. Uno studio pubblicato nel 2005 da David Ragland dell’Università della California a BerKeley dimostra, d'altro canto, che smettere di guidare provoca depressione anche grave e isolamento sociale, diventando a sua volta un fattore di rischio per la perdita delle capacità cognitive. Il danno per il singolo dovrebbe essere visto alla luce del rischio per l’individuo stesso e per la collettività che potrebbe però mettere in atto strategie di mobilità assistita che limitino l’impatto della perdita di autonomia.
(Sintesi redatta da: Angela Miuccio)