Con la popolazione che invecchia e le liste d’attesa in Rsa che hanno superato quota cinquemila, la soluzione non può essere la casa di riposo per tutti. O meglio, per i casi gravi lo è ancora. Ma per tanti altri anziani soli - le cui famiglie non riescono a seguirli - l’idea potrebbe essere quella delle «Comunità residenziali».
È una formula sperimentale, avviata dall’Asl di Brescia (oggi Ats) sei anni fa e, da allora, in continua crescita: rispetto al 2012, quando si contavano tre strutture, oggi il numero è quadruplicato. E a fine anno partiranno anche i centri di Pozzolengo, Toscolano e di Brescia. Si tratta di strutture intermedie dove l’assistenza non è di tipo sanitario, ma socio-assistenziale, garantita 24 ore su 24 da operatori (Oss) e non da infermieri: il medico può venire in caso di necessità. Va garantito un sufficiente livello di supporto per l’alimentazione, l’igiene, la mobilità e la somministrazione dei farmaci, ma gli ospiti sono anziani che hanno ancora una loro autonomia e una vita di relazioni. «Le Comunità residenziali costituiscono una soluzione intermedia tra la casa e l’Rsa, ma l’obiettivo - spiega il direttore generale di Ats Brescia Carmelo Scarcella - è quello di ridurre ulteriormente gli ingressi nelle case di riposo».
(Fonte: tratto dall'articolo)