Un team di medici endocrinologi della Facoltà di Medicina di Yale, in USA, ha effettuato una revisione di quattro grandi studi (UKPDS, ACCORD, ADVANCE, VADT) per individuare dalle evidenze cliniche le migliori pratiche per il trattamento del diabete di tipo 2 nei pazienti anziani.
La ricerca nasce dall’esigenza di colmare la mancanza di dati disponibili su campioni di popolazione over 65 e conferma che nei soggetti molto anziani una terapia intensiva del diabete non porta vantaggi ma si rivela pericolosa in quanto aumenta il rischio di ipoglicemie. In particolare, i risultati della revisione mostrano che questa misura non riduce il rischio di complicanze macrovascolari, né migliora gli esiti di quelle microvascolari e che, al contrario, un controllo eccessivo dei livelli di emoglobina glicata può causare un’ipoglicemia da 1,5 a 3 volte più grave.
Le evidenze disponibili suggeriscono di individuare un target glicemico personalizzato sulle effettive caratteristiche ed esigenze di ciascun paziente e di non scendere sotto la soglia del 7.5%, relativamente al valore di emoglobina glicata nei pazienti anziani, perché gli effetti negativi sarebbero maggiori dei benefici.
Inoltre, dai quattro studi emerge l’importanza di ascoltare le preferenze dei pazienti in merito al tipo di regime di controllo glicemico da adottare, e di condividere le scelte terapeutiche con loro includendoli direttamente nel processo decisionale, puntando il più possibile alla minimizzazione della politerapia.
(Fonte: tratto dall'articolo)