La poltrona preferita, i quadri di una vita, le foto dei familiari incorniciate e anche l’amata macchina da cucire e il pianoforte. Entrando nell’appartamento si ha l’impressione di entrare nella casa, ordinata e accogliente, di alcune persone anziane, niente di più. Invece, in via Matilde di Canossa 17, in un quartiere residenziale non lontano dal centro di Modena, si sta sperimentando una forma di welfare innovativo, un’esperienza praticamente inedita in Italia, anche se adottata con successo in molte realtà del Nord Europa.
Si tratta di un modello di coabitazione per anziani non-autosufficienti e persone con problematiche legate a demenza o a deficit cognitivi gestito dalle famiglie con il supporto di volontari e istituzioni, che coniuga la centralità della domiciliarità con la cura e il bisogno di socialità dell'ospite e dei familiari. Il progetto denominato “Ca’ nostra” è coordinato da Associazione Servizi per il Volontariato di Modena con il sostegno dell'Assessorato al Welfare del Comune di Modena e della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena.
“Le famiglie coinvolte – afferma l’assessora al Welfare Giuliana Urbelli – dividono le spese e possono entrare e uscire dall'appartamento quando vogliono, nella certezza che i propri cari sono sempre assistiti in un ambiente familiare. Ca’ nostra è quindi un modo per condividere risorse, a partire dall’alloggio e dalla badante, ma soprattutto per condividere problemi e soluzioni, dando valore alle relazioni di comunità”.
Questo progetto è unico in Italia per l'aspetto dell'autogestione, perché rispecchia la migliore espressione della domiciliarità.
(Fonte: tratto dall'articolo)