Basta con il costoso, defatigante e un po' avvilente andirivieni di anziani in barella dagli ospizi verso il Palazzo di giustizia, dove centinaia di loro sono costretti a presentarsi per un triste compito: permettere al giudice di verificare di persona la loro fragilità mentale, e la necessità di provvedere d'autorità a decisioni che un tempo prendevano da soli. Presto il progresso tecnologico consentirà al magistrato di collegarsi via Internet alla residenza dove i vecchietti si trovano ricoverati, vederli in faccia, ascoltare ove possibile le loro voci: in modo da essere sicuro che siano davvero incapaci di intendere ai propri bisogni e ai propri affari. I primi ospizi a venire coinvolti nella sperimentazione saranno il Pio Albergo Trivulzio, meglio noto come «Baggina» e la residenza Anni Azzurri, a Milano. L'innovazione, senza precedenti in Italia, è stata voluta dai magistrati della sezione Tutele del tribunale. L'allungamento della vita media ha aumentato sensibilmente il numero dei casi per i quali si rende necessario l'intervento dei giudici, che (a differenza di quanto avveniva fino a poco fa) utilizzano il meno possibile lo strumento dell'interdizione legale, preferendo modalità meno brutali di intervento. «Si può immaginare - spiegano alla sezione Tutele - quando sia umiliante per un uomo che ha lavorato per tutta la vita accettare il fatto di trovarsi interdetto, ufficialmente proclamato incapace di tutto». Così il giudice Ilaria Mazzei si è fatta promotrice dell'idea degli interrogatori virtuali, fatta propria dai suoi colleghi. Il progetto prevede che il magistrato dalla sua stanza si colleghi al ricovero attraverso Lincs, un programma di voip. Nella residenza si troveranno insieme all'ospite il direttore amministrativo o un suo delegato, chiamati a certificare come pubblici ufficiali l'identità dell'anziano. Le dichiarazioni di questi potranno venire registrate direttamente sul computer del magistrato o verbalizzate a mano.
(Fonte: tratto dall'articolo)