Negli ultimi anni l’emigrazione dei pensionati italiani è diventato un fenomeno crescente: per alcuni si tratta di una moda, per altri di una necessità sentita. Le mete scelte sono varie: si va dall’est Europa, su tutte Romania e Bulgaria, a scelte decisamente più estreme, come Thailandia, Malaysia, Costarica, Caraibi, Filippine e destinazioni africane diverse, soprattutto le più vicine e mediterranee come Marocco e Tunisia. Ovviamente la preferenza va a destinazioni low cost, dove la vita costa meno di quella italiana.
Solitamente la motivazione principale che spinge a trasferirsi in un altro paese è la ricerca di una qualità di vita migliore, dove si può fare una vita tranquilla, quasi agiata.
Il presidente dell’Inps, Tito Boeri, spiega che l’Inps eroga all’estero ogni anno circa 400 mila trattamenti pensionistici, in oltre centocinquanta Paesi, per una spesa complessiva che supera il miliardo di euro. Il risultato è che si finisce per pagare integrazioni al minimo e maggiorazioni sociali a pensionati che pagano le tasse altrove. Contemporaneamente diminuisce il consumo e il gettito fiscale in Italia, dato che queste persone non vivono più qui. Sempre secondo Boeri, però, questo squilibrio è compensato dai contributi previdenziali di quasi 200 mila immigrati che hanno lavorato in Italia e che non ricevono la pensione in quanto tornati nel loro paese di origine.
(Fonte: tratto dall'articolo)