“Con lo sviluppo delle cure palliative, nella medicina moderna ha preso avvio un cambiamento di prospettiva: da una medicina tecnocratica e focalizzata sui singoli organi, si sta passando a una medicina centrata sulla persona e caratterizzata da un approccio olistico che comprende l’aspetto psicosociale e quello spirituale”. Lo afferma Massimo Petrini (Istituto internazionale pastorale sanitaria Camillianum), al convegno su anziani, abusi e qualità della cura.
“Non bisogna accettare una medicina che aspetta la morte – chiarisce -, ma una medicina che cerca la vita”. Per Petrini, la prescrizione degli interventi diagnostici e terapeutici “non sempre avviene secondo precisi criteri di appropriatezza, anche per il timore di implicazioni legali”.
Da questo scaturisce la cosiddetta "medicina difensiva" che porta a non contemplare “la morte per vecchiaia”, così che “gli operatori sanitari si sentono costantemente in obbligo di intervenire nel percorso dei loro pazienti”. Di qui l’importanza delle cure palliative nelle Rsa, che “non sono un sinonimo di cure di fine vita”. Non solo ai pazienti oncologici: per Petrini “estendere la medicina palliativa e gli hospice ai pazienti affetti da gravi patologie neurologiche e ai pazienti anziani affetti da demenza rappresenta la sfida più importante degli anni a venire”.
(Fonte: tratto dall'articolo)