La condizione familiare degli anziani potrebbe influenzare i medici nella prescrizione dei farmaci, in particolare degli antipsicotici. È quanto emerge da uno studio dell’Inrca (Istituto Nazionale di Riposo e Cura per Anziani) finanziato dal Ministero della Salute con l’obiettivo di studiare l’appropriatezza delle prescrizioni di farmaci nei pazienti over 65. Lo studio, pubblicato su Geriatrics & Gerontology International, ha compreso un campione di 928 persone con almeno 65 anni di età, dimesse dall’ospedale dopo un ricovero. A parità di condizioni cliniche, si è notata una maggiore prescrizione di farmaci antipsicotici quando l’anziano vive con la badante: dal confronto tra il numero di prescrizioni negli anziani che vivono da soli, rispetto a quelli che coabitano con una badante le prescrizioni sono più del doppio” (+164%). “Il fenomeno si può spiegare col fatto che, in genere, il medico si confronta con i familiari, ma in loro assenza è la badante che funge da interlocutore. Problemi linguistici e mancanza di un’adeguata formazione per la gestione di pazienti complessi, sono tra i fattori che possono condizionare la correttezza delle prescrizioni mediche. Anche lo stress derivante dall’assistenza continuativa può influire, portando la badante a sovrastimare i comportamenti anomali dell’anziano e a comunicarli al medico con enfasi eccessiva.
(Sintesi redatta da: Mamini Marcello)