Angelo e Bambina hanno trascorso interi pomeriggi seduti uno di fronte all’altro, accanto alla finestra affacciata sul cortile della loro casa popolare nell’hinterland di Milano. Quella era la loro apertura verso il mondo, un mondo lontano perché nessuno dei due aveva più la forza e la voglia di uscire. Poi quando Angelo se ne è andato, a 103 anni, Bambina non ha lasciato la sua finestra, neppure quando la vista ha cominciato ad abbandonarla. Quello era il suo mondo e nessuno glielo poteva toccare.
«Non stupisce che istintivamente l’anziano, soprattutto quando vive da solo, si affacci alla realtà del mondo per riceverne gratificazione» spiega Niccolò Marchionni, docente di Geriatria all’Università di Firenze «perché è un modo per stimolare la curiosità e la fantasia, elementi che combattono il declino cognitivo».
A volte i nonni che hanno questa abitudine temono di essere additati come dei ficcanaso. Ma non si tratta di curiosità morbosa. «Piuttosto è un istinto di protezione» aggiunge il geriatra «perché sentono il bisogno di non chiudersi in un mondo limitato e di ricevere stimoli costruttivi».
(Fonte: tratto dall'articolo)