La continuità assistenziale in Italia è il tema dell'indagine curata per Italia Longeva da Davide Vetrano, geriatra dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e ricercatore al Karolinska Institutet di Stoccolma. La ricerca si è svolta in collaborazione con la Direzione Generale della Programmazione sanitaria del Ministero della salute, ed è stata presentata nel corso della quarta edizione degli “Stati Generali dell’assistenza a lungo termine”.
In pratica sono state riviste al ribasso le stime sul numero dei cittadini che, nel 2018, hanno beneficiato dei servizi di assistenza domiciliare (ADI) e dei servizi di residenzialità assistita ( RSA). Solo il 2% degli over-65 sono stati accolti in RSA e solo 2,7 anziani su 100 hanno ricevuto cure a domicilio. Incredibili i divari regionali: in Molise e in Sicilia più del 4% degli anziani può contare sull’ADI, mentre in Calabria e Valle d’Aosta si stenta ad arrivare all’1%.
L'analisi coinvolge 17 tra le esperienze più virtuose delle Aziende sanitare locali e ospedaliere in otto regioni (Basilicata, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Toscana e Umbria). Si tratta di 8 best practice di gestione delle cosiddette dimissioni difficili e 9 modelli efficienti di organizzazione delle reti territoriali. Oltre a descrivere il funzionamento di reti di servizi territoriali a copertura regionale, la ricerca si sofferma ad analizzare dei percorsi terapeutico-assistenziali complessi riguardanti pazienti con demenza, malattia di Parkinson e piaghe da decubito.
Nei 7 modelli di dimissione protetta analizzati, la sinergia massima tra ospedale e territorio si realizza quando le Centrali di continuità territoriale entrano in ospedale per farsi carico del paziente in dimissione, o addirittura, quando è l’ospedale stesso che accompagna il paziente durante il processo di ritorno verso il proprio domicilio facendosene carico anche dopo.
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)