Come reagisce una persona nata prima dell’avvento dei personal computer all’impatto con l’intelligenza artificiale?
Se lo è chiesto Jarosław Kowalski, del “National Information Processing Institute”, che ha studiato dal vivo (Older Adults and Voice Interaction: A Pilot Study with Google Home) il comportamento di uomini e donne molto anziani di fronte agli assistenti virtuali.
I risultati dell’esperimento sono stati pubblicati sul web e hanno portato gli studiosi a concludere che si tratta di strumenti con grandi potenzialità di sviluppo per le fasce di popolazione anziana.
Il gruppo di soggetti osservato da Kowalski era composto da tre donne e quattro uomini di età compresa tra 64 e 89 anni. Non avevano mai visto dispositivi di questo genere e, accompagnati dagli studiosi in una casa allestita con dispositivi del tipo Google Home, sono rimasti letteralmente impressionati dalle possibilità offerte da questa tecnologia.
Dai focus group condotti durante l’esperimento è emersa la assoluta adattabilità degli assistenti virtuali agli over 60 proprio perché più aperti all’ascolto in ragione del maggior tempo che hanno a disposizione. I senior, inoltre, stanno di più a casa, a differenza dei giovani che prediligono avere tutto sul cellulare.
Oltre alle funzionalità connesse al poter comandare gli oggetti della casa senza sforzo, uno degli usi che per gli olders andrebbe valorizzato è quello dell’assistente vocale come strumento di compagnia. Tra i vantaggi i senior hanno segnalato che l’assistente virtuale “non lamenta mai di non avere tempo” e può raccontare barzellette o leggere libri. Dallo studio è emersa la capacità di questo strumento nell'affiancamento della gestione quotidiana di chi ha problemi motori, mantenendo aperta la loro finestra sul mondo.
Non sono mancate anche le osservazioni sui rischi di questa tecnologia. Le paure più diffuse fra i senior del campione hanno riguardato il rischio di indurre una dipendenza eccessiva o che un malfunzionamento del dispositivo possa causare danni agli utilizzatori come un "impigrimento" dell'intelletto o una riduzione della creatività.
Da questa ricerca non sono emersi i rischi connessi al fatto che gli “assistenti digitali” potrebbero acquisire, attraverso l’uso che ne facciamo, informazioni sui nostri stili di vita, consumi, interessi, percorsi abituali, lavoro, sesso, età e persino stati emotivi. Dati che l’assistente vocale può carpire non solo sull’utilizzatore diretto ma anche su chiunque si trovi nello stesso ambiente. Per aiutarci a minimizzare questi rischi ed abituarci ad “un uso informato e consapevole” di questi strumenti, il Garante della privacy ha reso disponibile da marzo sul suo sito un vademecum ricco di consigli e raccomandazioni. Fra l’altro, si mettono in guardia gli utenti sull’attenzione da avere al momento dell’attivazione del dispositivo, sulle informazioni da non dare a voce nell’ambiente domestico, su come disattivarlo o limitarne l’uso in caso di presenza di minori, sull’opportunità di disattivarlo quando non si usa, su come controllare o eliminare la cronologia delle informazioni, su come cancellare eventuali account e sulle richieste da fare all’azienda produttrice in caso di cessione o distruzione del dispositivo.