Over 65 che si sentono in forma, familiari invece preoccupati per le loro condizioni di salute e in difficoltà a gestire le situazioni di emergenza: è la discrepanza che emerge da una recente ricerca realizzata da Lexis Research per Europ Assistance. L’indagine, intitolata Smart Aging: over 65 e family caregiver a confronto, cozza infatti con lo stereotipo dell’anziano sonnacchioso a cui siamo abituati. In particolare, alcuni della ricerca fanno emergere che l'anziano medio è una persona ancora attiva (59%), impegnata soprattutto in attività sportive (19%), gite fuori porta (17%) e serate al cinema (16%), che ama viaggiare (45%) ed è avvezzo a maneggiare e-mail, chat, messaggi e social network per comunicare con gli altri (72%). La stragrande maggioranza del campione (92%) afferma di avere disponibilità economiche sufficienti per soddisfare le proprie necessità, con una quota non irrilevante del 35% che riesce addirittura a togliersi qualche sfizio: circa il 30% degli intervistati dichiara inoltre di sostenere economicamente i propri familiari più stretti. Quindi gli anziani stanno bene. Non così, invece, per i cosiddetti family caregiver, familiari che si prendono cura dei bisogni giornalieri di un over 65: a detta loro, la situazione è più complessa. Solo il 23% dei caregiver afferma che l’anziano di riferimento goda di salute. Altre discrepanze notevoli si riscontrano sulla gestione delle cure: appena il 68% degli anziani si dice affetto da una qualche patologia, contro un ben più ampio 84% percepito dai caregiver. Lo stesso dicasi per l’uso dei farmaci, dove rimane più elevata la percentuale di familiari (47%) secondo cui l’anziano di riferimento assume almeno cinque medicinali (33%). Il 68% dei familiari ha affermato, inoltre, di aver avuto affrontare un momento di emergenza nella gestione del genitore, venendo costretto a prendere giorni di permesso (47%), delegare la questione a un parente (29%) o andare a vivere con il genitore (13%). Le difficoltà maggiori riguardano la necessità di conciliare il lavoro con le esigenze di assistenza del genitore (55%), con tutte le ripercussioni a livello organizzativo (43%) e psicologiche (40%) che ne conseguono.
(Fonte: tratto dall'articolo)