Secondo la Società italiana di ortopedia e traumatologia (Siot) sono più di 90 mila gli anziani che ogni anno finiscono in pronto soccorso per una frattura del femore con una percentuale di mortalità del 5% in fase acuta e del 15-25 % entro un anno.
Ma gli anziani non sono solo più a rischio frattura. Sono anche a maggior rischio complicanze letali.
Il femore è l'osso più grande del corpo umano e svolge una funzione chiave per il movimento, visto che su di esso si innestano muscoli fondamentali e che comunica con l'anca e le articolazioni del ginocchio.
La frattura può colpire un punto qualsiasi dell'osso, ma negli anziani interessa principalmente la testa del femore, dove l'osso si congiunge con l'anca, e in genere è conseguente a una caduta accidentale.
A rendere fragile l'osso nelle persone di una certa età è generalmente l'osteoporosi, una patologia cronica diffusa che rende le ossa meno dense e più soggette a rottura.
Le cadute rappresentano dunque il principale fattore scatenante.
La buona notizia è che da una frattura al femore, il più delle volte, si può guarire bene. A patto però che l'intervento chirurgico sia tempestivo (entro 48 ore dalla caduta) e che il paziente riprenda prima possibile la sua vita «normale».
Infatti, un'immobilità troppo protratta nel tempo può provocare una diminuzione delle forze muscolari che può portare a una perdita permanente di funzioni e una conseguente diminuzione dell'autonomia del paziente.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)