L’invecchiamento può condurre ad un aumento delle disabilità con una possibile perdita di autonomia. Nei casi più gravi è compito del medico di medicina generale del paziente programmare delle visite a domicilio a cadenza settimanale, quindicinale o mensile, in base al bisogno, o può essere anticipata per un’urgenza evitando così un accesso inutile in pronto soccorso. Il medico di famiglia a domicilio ha il compito di controllare i parametri vitali, l’efficacia della terapia, eventuali effetti collaterali, valutare la deprescrizione dei medicinali non più necessari, correggere lo stile di vita, la dieta, verificare la perdita di tessuto muscolare e le condizioni dello spazio domestico.
I pazienti candidabili possono essere affetti da: insufficienza cardiaca in stato avanzato, insufficienza respiratoria, gravi artropatie degli arti inferiori, cerebropatie, cerebrolesioni, paraplegia, tetraplegia. Se alla persona serve l’assistenza di un infermiere, per medicare ferite, per prelievi ematici e flebo e altro il medico di base potrà richiedere all’Asl l’attivazione dell’Adi, cioè l’assistenza domiciliare integrata di I, II e III livello di intensità, in relazione alla criticità del paziente e alla frequenza degli accessi, attraverso un apposito modulo.
L’Adi è un servizio sanitario e gratuito per tutti, che dura per il tempo necessario e che prevede l’intervento di più operatori: oltre a medico di base e infermiere, anche fisioterapista, specialisti di patologia (attraverso la ricetta del medico curante), equipe di cure palliative e Oss, se la persona non è più in grado di badare all’igiene personale, di vestirsi, prepararsi i pasti. Ma l’aiuto sociale da parte dell’Oss dipende dalle risorse dell’Asl e può essere molto limitato. Se occorre un supporto continuativo, la famiglia può ricorrere al Sad, il servizio di assistenza domiciliare del Comune, che mette a disposizione delle Oss a ore con il contributo del cittadino. Il Sad oggi non riesce a soddisfare tutto il fabbisogno e nei Comuni più piccoli e disagiati è assente. Inoltre, in appena il 40% delle realtà comunali, stima l’Istat su dati del 2020, è integrato con le cure sanitarie.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)