Anche a distanza di mesi dalla fase più acuta dell'emergenza covid e dai focolai scoppiati nelle case di riposo di tutta l'Emilia-Romagna, la situazione nelle Rsa non è ancora tornata alla normalità e i familiari devono ancora fare i conti con le restrizioni e le difficoltà di far visita ai propri parenti.
A raccontarlo alla 'Dire’ è la signora Maria Rosa Sassatelli, figlia di una paziente di 96 anni della Rsa 'Saliceto’ dell'Asp città di Bologna.
"C’è stata una gestione un pò claudicante", testimonia Sassatelli, ieri sera presente a Bologna all'assemblea dei comitati dei familiari delle vittime di covid in Emilia-Romagna. "Improvvisamente tutti e 150 i pazienti si sono infettati- ricorda- e questo ha comportato l'isolamento di ognuno di loro".
Ma per i pazienti che hanno superato le settimane peggiori del contagio, questo isolamento continua anche ora che la fase più acuta dell'emergenza covid è alle spalle ormai da mesi.
"L'isolamento è totale e rimarrà quello- dice la signora Maria Rosa- perché a 96 anni il deterioramento cognitivo è stato terribile e drammatico. E non sarà più possibile recuperarlo".
Le famiglie hanno ricominciato a vedere i parenti nelle Rsa a maggio, spiega ancora Sassatelli, "prima attraverso un vetro e poi in presenza. Ma sempre a distanza e con la mascherina. La mia mamma ha anche l'apparecchio acustico e non riesce a leggere il labiale, perché abbiamo la mascherina. Quindi è persa nel nulla".
Oltretutto, segnala ancora Sassatelli, "adesso i pazienti sono molto meno, quindi in teoria il personale dovrebbe avere più tempo da dedicare a loro. Invece capita praticamente tutte le settimane che l'apparecchio acustico non funziona. Questo vuol dire che anche le minime attenzioni non ci sono".
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)