Dal terzo Rapporto Domina (Associazione nazionale famiglie datori di lavoro domestico) sul lavoro domestico 2021, risulta che, nonostante la spesa pubblica italiana per la componente anziana sia molto elevata, la quota a carico delle famiglie è determinante per il mantenimento del sistema assistenziale italiano e nell’ultimo decennio ha oscillato tra i 7 e gli 8 miliardi di euro annui, toccando il picco massimo nel 2012, con 7,75 miliardi. Inoltre – afferma il rapporto -, considerando che il tasso di irregolarità nel lavoro domestico raggiunge il 57%, è possibile stimare la spesa famiglie anche per la componente irregolare.
Per la retribuzione dei lavoratori domestici regolari, le famiglie italiane nel 2020 hanno speso circa 5,8 miliardi, a cui vanno poi aggiunti contributi (1 miliardi) e TFR (0,4 miliardi), per un totale di 7,2 miliardi per la sola componente regolare. Considerando anche la spesa per la componente irregolare (naturalmente solo la retribuzione), si ottiene un volume complessivo di 14,9 miliardi spesi dalle famiglie per la gestione dei lavoratori domestici. La spesa può essere inoltre analizzata distinguendo badanti e colf (ripartendo la spesa in proporzione al numero di lavoratori), con una lieve prevalenza della spesa per Badanti.
Il documento analizza poi la spesa pubblica italiana destinata all’assistenza a lungo termine. Il rapporto della Ragioneria Generale dello Stato (RGS), consente di individuare la spesa pubblica italiana per l’assistenza (Long Term Care, LTC) includendo tre componenti: la spesa sanitaria per LTC, le indennità di accompagnamento e gli interventi socioassistenziali, erogati a livello locale, rivolti ai disabili e agli anziani non autosufficienti. Secondo l’ultimo rapporto disponibile della RGS (n. 21 del 2020, dati 2019), la spesa pubblica complessiva per LTC ammonta a 31,3 miliardi di euro, pari all’1,75% del PIL, di cui circa tre quarti (74,3%) erogati a soggetti con più di 65 anni (23,3 miliardi) – si afferma -. Il 45% della spesa per LTC riguarda le indennità di accompagnamento (14,1 miliardi) e il 39,6% la componente sanitaria (12,4 miliardi). Il restante 15,4% (4,8 miliardi) si riferisce ad altre prestazioni assistenziali, generalmente gestite dagli enti locali.
La spesa per LTC può essere articolata per macro-funzioni. In particolare, si distingue: l’assistenza domiciliare e semiresidenziale, l’assistenza residenziale e le prestazioni monetarie. Sui 31,3 miliardi complessivi, oltre la metà (51,4%) è destinata a sussidi monetari elargiti ai beneficiari. Il 33,1% riguarda invece sostegno a beneficiari residenti in strutture, mentre il 15,4% riguarda l’assistenza a domicilio – si precisa -. Per Domina, dunque, in questo contesto il sistema assistenziale è tenuto in piedi grazie agli 8 miliardi spesi dalle famiglie per la gestione delle badanti, mentre la spesa per l’assistenza in struttura è piuttosto marginale.
Senza la spesa delle famiglie, che garantisce la possibilità dell’assistenza a domicilio, lo Stato dovrebbe spendere circa 22,4 miliardi in più per la gestione in struttura di quasi un milione di anziani (media pro-capite 22 mila euro annui, calcolati nel II Rapporto DOMINA 2020). Anche azzerando completamente l’indennità di accompagnamento che oggi va a sostegno dell’assistenza a domicilio, la spesa pubblica salirebbe a 34,9 miliardi. In conclusione è legittimo affermare che, grazie all’onere delle famiglie, nel 2020 lo Stato ha risparmiato 11,6 miliardi di euro, pari allo 0,7% del PIL.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)