Il pontificato di Giovanni Paolo II è stato uno dei più lunghi della storia e Wojtyla è stato il Papa che ha prodotto più documenti di qualunque altro. Tra questi una Lettera agli anziani, scritta nel 1999, Anno dell’anziano, dove il Pontefice si sofferma sul fatto di come in alcuni popoli la vecchiaia sia stimata e valorizzata, mentre in altri, a causa di una mentalità utilitaristica e produttiva, lo è molto meno. E aggiungeva, «gli anziani aiutano a guardare alle vicende terrene con più saggezza, perché le vicissitudini li hanno resi esperti e maturi. Essi sono custodi della memoria collettiva, e perciò interpreti privilegiati di quell’insieme di ideali e di valori comuni che reggono e guidano la convivenza sociale. Escluderli è come rifiutare il passato, in cui affondano le radici del presente, in nome di una modernità senza memoria». Anche Benedetto XVI e Francesco hanno affrontato questo tema, Ratzinger lamentando come «spesso la società, dominata dalla logica dell’efficienza e del profitto, non li accoglie come una ricchezza... considerando gli anziani come non produttivi, inutili». Anche Bergoglio ha citato tante volte come gli anziani siano le vittime designate di quella 'cultura dello scarto' che avvelena la società, ed ha dedicato loro, nel 2015, le catechesi di due udienze generali.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)