Come confermano i più recenti dati epidemiologici, le donne sono colpite molto più spesso degli uomini dall’artrosi. Infatti, oltre il 60% degli interessati, dopo i 50-55 anni, è di sesso femminile.
«In realtà si può dire che tutto il capitolo delle malattie reumatologiche riguardi soprattutto le donne: le pazienti rappresentano la grande maggioranza dei nostri assistiti», ha confermato Carlo Selmi, responsabile di Reumatologia e Immunologia clinica all’Irccs Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (Milano).
Le ragioni precise sfuggono ancora, ma buona parte della responsabilità va ascritta alle dinamiche metaboliche e ormonali che hanno luogo nell’organismo femminile nelle diverse fasi della vita. Fino alla menopausa, infatti, domina la protezione assicurata dagli estrogeni, gli ormoni sessuali femminili, che agiscono come un tonico non soltanto sui vasi sanguigni e sul cuore, ma anche sul sistema immunitario e sui tessuti articolari.
Quando questa protezione cala con la perdita della fertilità, la cartilagine delle giunture si scopre fragile e meno efficiente nel parare i colpi dell’usura e del tempo. Tant’è che nelle donne già con artrosi è esperienza comune riscontrare un netto peggioramento del dolore dopo la menopausa.
Su questo terreno biologico intervengono poi altri fattori, prima di tutto il peso corporeo. Sovrappeso e obesità sono infatti condizioni che favoriscono la degenerazione artrosica. La sede di gran lunga più colpita è la colonna vertebrale, soprattutto i tratti cervicale e lombare. Seguono il ginocchio, l’anca e la base del pollice. Per contrastare il dolore, suggeriscono gli esperti, meglio ricorrere al paracetamolo. E per prevenirne l’insorgere è preferibile ricorrere ad un regime alimentare ipocalorico e a un piano di esercizi terapeutici che contribuiscono a rafforzare i muscoli.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)