Sull’Huffington Post una lunghissima intervista a Natalia Aspesi (giornalista e scrittrice) interviene nel dibattito sugli anziani. In un primo momento si era ventilata l’ipotesi che, con l’allentamento del lockdown, dovessero restare comunque a casa, per preservarne la salute. La risposta: "Sinceramente mi chiedo perché a tutti interessino improvvisamente i ‘vecchi’, visto che non hanno mai interessato a nessuno, che sono sempre stati dimenticati e loro sono stati contentissimi di esserlo, almeno io. Penso che molte delle cose che si dicono in questi giorni, siano inutili".
Quanto al divieto di uscire la scrittrice concorda e si attiene alle indicazioni date dal Governo aggiungendo: "Siccome sono di natura una persona che non ha mai ubbidito in vita sua, davanti a una cosa che non riguarda me, ma riguarda tutti gli altri, ubbidisco. Se muoio oggi che ho novant’anni pazienza, tanto non se ne accorge nessuno tranne me, naturalmente. Penso agli altri, voglio fare quello che mi dicono e malgrado tutto l’orrore del nostro Paese, ho deciso di fidarmi delle persone che ci dicono queste cose".
Critica poi quella che definisce "la favola dei vecchietti buoni e sostiene che, con l’avanzare dell’età si diventa più cattivi. Questo il passaggio testuale dell'intervista: "Viviamo nell’ipocrisia da secoli. Il vecchietto buono è una vipera che in realtà vorrebbe vedere tutti morti attorno a sé tranne lui. Noi anziani siamo cattivi perché non abbiamo più vita. Siamo qua, ma senza vita. Dobbiamo essere anche buoni? È impossibile. La bontà dei vecchietti è un’invenzione. Facciamo finta, è ovvio, ma sotto sotto siamo crudelissimi. Almeno io – eh – e le mie amiche".
Secondo lei dopo questa epidemia tutto tornerà come prima ma con più cattiveria. Infine su ciò che più le sta a cuore sostiene: "L’unica cosa che oggi davvero mi interessa non riguarda me, perché ormai sono mezza andata, ma proprio il mio Paese: vorrei che la gente fosse libera e intelligente, che sapesse cosa dice, cosa fa, capisse. Seguendo Facebook – perché sì, sono su Facebook – vedo che la gente non sa niente, non ha letto nulla e mi chiedo cosa ha fatto la scuola. Che brutto non sapere nulla, fidarsi dei cretini che ci propinano stupidaggini. Chiunque mi conosce sa che io non ho studiato, non ho fatto neanche il liceo. Ho avuto comunque un’adolescenza in tempi in cui l’unico divertimento era leggere, per cui per me leggere è stata la fonte della vita e lo è tutt’ora. Leggere non i romanzetti, ma le cose che ti fanno capire cos’è l’umano o perché la storia è andata così, perché sono successe certe cose… secondo me è indispensabile, il resto non importa se non c’è cultura".
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)