La ricerca pubblica statunitense ha inaugurato un piano monstre per trovare una cura all’Alzheimer, che ha solo due precedenti: quello della Guerra al cancro di Nixon del 1971 e quello della mobilitazione contro l’Aids degli anni ‘ 80. I finanziamenti al National Institute of Aging (Nia) saliranno entro il 2019 a 2,3 miliardi di dollari per trovare delle soluzioni. Finora la ricerca si era concentrata sul fatto che all’origine della neurodegenerazione ci fosse una cascata di eventi che porta alla formazione di placche di una proteina chiamata beta amiloide all’esterno delle cellule nervose, e di fibrille di un’altra proteina chiamata tau all’interno. Ma su questa strada non si è trovato nessun farmaco efficace, tanto che diversi colossi farmaceutici si sono ritirati. Ora si cercano altre strade, sia legate alla genetica che agli stili di vita (più di un terzo dei casi) con il già provato legame con le malattie cardiovascolari e con l’obesità. Infatti in Gran Bretagna e in California, dove son in calo grazie agli interventi di salute pubblica le malattie cardiovascolari, è in diminuzione pure l’incidenza delle demenze. Anche i tentativi di identificare delle strategie per una diagnosi precoce non sono riusciti, anche perché i dati dimostrano che laddove si effettuano i test per la diagnosi e risulta positiva, il fatto di non poter offrire soluzioni o cure fa risultare tale diagnosi controproducente, facendo salire i tassi di incidenza della depressione e i suicidi. L’unica soluzione che si è realmente trovata in questi anni sono il tipo di residenze per chi è ammalato, luoghi progettati partendo dalle ridotte capacità delle persone con demenza che prevedono soluzioni architettoniche che aiutano i malati.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)