Spesso si collega il vortice delle passioni delle donne a un’età che parte dalla pubertà alla menopausa, come fosse una questione legata al tempo della riproduzione. Alle anziane è concesso l’amore per i nipoti e perle di saggezza sulla vita. Per questo è dirompente la storia dell’ultracentenaria (102 anni) di Lilla che ha confessato di aver ucciso la vicina di stanza dell’ospizio novantaduenne. Perché costringe a notare la persistenza di una furia nascosta, di una rabbia senza limiti di epoca, che arriva a realizzare un omicidio. Non si sa cosa ha condotto la signora ad arrivare a questo atto terribile. Forse il trascorrere di giorni sempre uguali, in attesa della fine, con una persistente solitudine e il dolore di non avere alcun futuro. La vecchiaia è un terreno di coltura di orribili sentimenti, e i sentimenti sono il seme della passione. Forse è stata una parola, forse uno sguardo che ha portato il ricordo di altri sguardi, il pensiero di un’altra vita. Forse la vicina di stanza è diventata il simbolo di tutti i rimpianti, o ha suscitato gelosia, o è stata una reazione a qualche piccola, immensa vessazione. I sanitari, dopo la confessione, si sono trovati davanti a un cadavere con inequivocabili segni di soffocamento e di percosse, scoprendo così che la furia omicida non ha età. Dà i brividi immaginarle una vicina all’altra, nei giardini o a mensa, alla fine del cammino. E l’enorme odio che circonda, invisibile, questo apparentemente innocuo quadretto.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)