L’assistenza domiciliare è al centro di un trend di cambiamento che potrebbe stravolgere il sistema. Tecnici e politici si concentrano sui servizi residenziali (RSA soprattutto) mentre i cittadini preferiscono una soluzione con domicilio in contesto familiare. Tutti i Paesi europei stanno fronteggiando l’”emergenza anziani” e hanno il tema della non autosufficienza come uno dei punti più critici del welfare insieme alla sostenibilità del sistema pensionistico, sanitario e assistenziale a cui si sono date diverse soluzioni. Il modello svedese ad esempio è prevalentemente centrato sulla risposta residenziale e negli ultimi 10 anni si è spostato verso l’assistenza domiciliare, centrato sui Comuni. non c’è una distinzione tra assistenza domiciliare sociale e socio sanitaria, è un intervento unitario, gestito da un unico attore pubblico con un solo asse si finanziamento. Resta esclusa solo la componente più strettamente sanitaria, gestita dalle autorità del settore sanitario. All’inizio viene valutato l’eleggibilità del servizio pubblico, segue un incontro tra operatore a anziano con la sua famiglia che può portare all’attivazione di assistenza domiciliare tradizionale (che viene molto dettagliata, anche i minuti da dedicare alle diverse attività assistenziali) o di altre tipologie di servizi. In termini di ore mediamente sono 49 per utente. In Germania hanno un’assicurazione obbligatoria per la non autosufficienza che serve a riconoscere l’eleggibilità del cittadino e a riconoscere i livello di non autosufficienza. L’intensità assistenziale è molto alta e prevede su base quotidiana tutti i giorni 90 minuti di assistenza, tra interventi domestici e prestazioni assistenziali per il livello meno grave, 120 minuti di interventi assistenziali e 45 di interventi domestici per il livello intermedio, fino a 240 minuti di assistenza e 45 di interventi domestici per i più gravi. L’assicurato può scegliere liberamente da chi farsi assistere e l’intervento è completamente personalizzato e vi viene inserito anche il tipo di collaborazione che deve svilupparsi con la famiglia. Confrontando il sistema svedese e quello tedesco con l’italiano escono fuori alcuni punti chiave: il sistema italiano è più povero, con un forte impatto sull’intensità assistenziale che risulta quindi minore. Inoltre l’assistenza pubblica si presenta molto rigida, poco adattabile ai problemi delle famiglie e dell’assistito. Le due problematiche sopra citate vengono peggiorate dalla frammentazione di competenze,alla erogazione disomogenea dei fondi e da un settore di erogatori parcellizzati su micro territori. Per contrastare questi fattori negativi si possono pensare due tipi di intervento: uno all’interno del sistema pubblico per cambiare la distribuzione di fondi e competenze ad un unico attore, come avviene negli altri paesi. Inoltre migliorare l’assistenza domiciliare investendoci maggiori risorse, porta comunque un risparmio, perché si va a far diminuire l’assistenza nelle strutture residenziali. Altro punto è la mancanza di poter costruire, con le attuali modalità, un rapporto personalizzato tra anziano/famiglia e operatori, che invece, con un piano assistenziale integrato, sia da un punto di vista economico che di referenti diventerebbe finalmente possibile.
(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)