Per ogni paziente affetto da multi-cronicità e disabilità gravi che necessitano di terapie continuative durante l’anno, ci sono solo 20 ore di assistenza domiciliare in media. L’Adi presenta forti dismomegeneità territoriali, dove il Sud è penalizzato. In effetti in Italia sono gli ospedali che gestiscono la cronicità, gravando pesantemente sulle spese del Servizio Sanitario Nazionale e provocando problemi di affollamento nei pronto soccorso, dove si rivolgono anziani che avrebbero bisogno di cure a lungo termine.
Di questo hanno parlato a Roma, al ministero della Salute, il viceministro Pierpaolo Sileri, il vicepresidente nazionale e il segretario generale del Sindacato Unico di Medicina Ambulatoriale Italiana, Gabriele Peperoni e Antonio Magi, e con una delegazione dell’Associazione Italiane di Cure Domiciliari e i rappresentanti dell’Osservatorio delle Malatttie Rare. Le associazioni e il Sindacato hanno ribadito il bisogno di organizzare una struttura con personale dedicato in modo esclusivo e garantire la continuità della cura dall’ospedale al domicilio. L’incontro ha sancito la nascita di un tavolo di confronto che servirà a definire un nuovo modello operativo assistenziale.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)