Le malattie croniche, definite dall’OMS “problemi di salute che richiedono un trattamento continuo durante un periodo di tempo da anni a decadi”, secondo la National Commission onChronic Illness, sono “caratterizzate da un lento e progressivo declino delle normali funzioni fisiologiche".
La definizione si applica a un ampio spettro di malattie, quali le cardiopatie, l’ictus, il tumore, il diabete, le broncopneumopatie, le malattie mentali, la dipendenza da sostanze (fumo, alcol,droghe), ecc.
Sul loro formarsi incidono: fattori di rischio modificabili (alimentazione poco sana, consumo di tabacco, abuso di alcol, insufficiente attività fisica), fattori di rischio non modificabili (età), cambiamenti dovuti a “cause delle cause”( i cambiamenti sociali, economici e culturali, quali l’urbanizzazione, l’invecchiamento della popolazione).
Secondo l’OMS, in Europa le malattie croniche provocano almeno l’86% dei morti e il 77% del carico di malattia.
In Italia, il Piano Nazionale della Cronicità del 2016 stima in 39,9% le persone con almeno una malattia cronica e in 20,9% quelle con almeno 2 malattie croniche.
La loro assistenza assorbe complessivamente circa l’80% della risorsa sanitaria.
Il presente contributo espone le evidenze prodotte dalla psicologia sui risultati, di salute ed economici, ed enuclea le dimensioni psichiche da attenzionare, concentrandosi sulle malattie croniche più diffuse nella popolazione: diabete, scompenso cardiaco, broncopneumopatia cronico-ostruttiva e ipertensione.
Uno studio del 2018 (Capodilupo), individua 4 dimensioni psicologiche: l’ansia, la depressione, la qualità della vita, l’aderenza alle cure.
E conclude che l’offerta di assistenza psicologica debba prevedere un impegno differenziato: la collaborazione col team curante; il coinvolgimento del paziente e dei familiari; l’introduzione, se del caso, di percorsi di assistenza più intensi.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)