La signora Maria, aveva deciso di lasciare i suoi averi alla sua badante, una signora del Sud, che poteva essere la figlia che lei non aveva avuto. Al notaio aveva confessato di «essersi sentita molto sola nella vita e di voler fare testamento per riconoscenza verso chi l'ha accudita per anni». Alla morte della signora però i suoi familiari avevano impugnato il testamento e denunciato la badante per circonvenzione di incapace e di furto per aver prelevato dal conto corrente della zia. Dopo quattro anni di indagini, processi e tre gradi di giudizio, la giustizia ha deciso che i familiari della defunta non si sono mai preoccupati della parente. La Cassazione ha rigettando il ricorso contro la sentenza di assoluzione della corte d’Appello di Torino, che aveva ribaltato la condanna a 2 anni di reclusione inflitta in primo grado alla badante, riabilitando la donna in modo definitivo e sancendo il suo diritto a ricevere l’eredità della defunta. I giudici hanno sancito che l’anziana era consapevole della cointestazione del conto corrente e che i prelievi erano compatibili con i pagamenti dello stipendio e le necessità della signora.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)