Si avvia a chiudersi domani 15 agosto l'operazione regolarizzazione contenuta del Decreto Rilancio e tanto cara al ministro delle Politiche agricole, Teresa Bellanova. Già i numeri di fine luglio raccontavano la cronaca di un'operazione che non ha raggiunto i risultati sperati. Non solo i numeri sono abbastanza modesti, ma è soprattutto molto bassa la percentuale di lavoratori agricoli che ne avevano fatto ricorso a fine luglio. A pesare sono state anche le procedure: a partire dalla necessità di avere lo Spid, l'identità digitale, che non ha favorito di certo le persone più anziane che volevano mettere in regola colf e badanti. Molti si sono recati ai patronati ma evidentemente il tortuoso tragitto informatico ha scoraggiato i più.
Il ministero dell'Interno ha comunicato che, al 31 luglio 2020, erano state presentate appena 148.594 domande di regolarizzazione degli immigrati per chiedere il rilascio del permesso di soggiorno per motivi di lavoro. Per molti doveva essere l'occasione per far emergere un universo di oltre 600 mila lavoratori. Delle domande presentate fino a luglio, 128.179 riguardano i rapporti di lavoro domestico. Tra questi , 36.283 sono le domande arrivate dalla Lombardia, la prima Regione in classifica. Al secondo posto la Campania (18.848), seguita dal Lazio (14.065). E il 25% degli stranieri irregolari è stato assunto in famiglie della stessa etnia. Tra le cause del flop, secondo gli esperti, ci sono i costi per la procedura di regolarizzazione: un contributo forfettario di 500 euro che il datore di lavoro deve versare per ogni lavoratore.
(Sintesi redatta da: Linda Russo)