Oggi sono iniziati i lavori del Consiglio permanente della Conferenza Episcopale Italiana (Cei) che tra i punti all’ ordine del giorno ha inserito una riflessione sul tema dell’eutanasia. «Dove stiamo andando?», si è chiesto il Cardinale Angelo Bagnasco durante la sua prolusione ricordando il caso del minore belga sottoposto al trattamento eutanasico.
Durante la riflessione il Presidente della Cei ha dichiarato che il grande errore del dibattito attuale è pilotare l’opinione pubblica su temi così sensibili ponendo il caso eccezionale come se fosse la regola. Così il grande impatto emotivo scalfisce il«principio base» dell’inviolabilità della vita umana: «se cade questo principio– ha puntualizzato Bagnasco – l’individuo passerà da soggetto da rispettare a oggetto di cui disporre».
La riflessione del Cardinale arriva in un momento in uno scenario politico molto caldo. Infatti, dai primi di marzo sono incardinati alla Camera alcuni disegni di legge che intendono introdurre nell’ ordinamento italiano la liceità dell’eutanasia e delle dichiarazioni anticipate di trattamento. «Compito dello Stato non è sostituire la diga della sacralità della vita umana con fragili limiti facilmente modificabili in una nuova legislatura», ha commentato il presidente del Movimento per la Vita, Gian Luigi Gigli, dopo aver espresso in una nota il suo plauso alle parole di Bagnasco. Il punto focale sottolineato da Gigli è l’impegno nel «mobilitare tutte le energie del paese contro la solitudine e l’abbandono di malati e anziani e di sostenere il carico delle famiglie con disabili e malati gravi».
Secondo il presidente della storica associazione prolife italiana è una questione di priorità:«Accompagnare e sostenere è più impegnativo che uccidere o lasciar morire, ma è molto più umano», ha precisato Gigli spiegando quale deve essere lo stile di approccio alla delicata tematica del fine vita.
(Fonte: tratto dall'articolo)