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Costalunga Anna

"Barbonismo domestico": alla radice, la solitudine

07-01-2020

Capita che a volte la solitudine sia una condizione che si accompagna alla terza età. In certi casi, l’isolamento si traduce in uno stato di abbandono della cura di sé che finisce con il coinvolgere anche l’ambiente domestico. Nel cosiddetto “barbonismo domestico" - a volte detto anche Sindrome di Diogene, dal filosofo greco che, in nome del diritto alla vita secondo natura, senza obblighi sociali e beni materiali, viveva in una botte, in condizioni igieniche che si presumono orripilanti -, le abitazioni sono trasformate in vere e proprie "discariche”. 


Si tratta di luoghi dove si accumulano gli oggetti più disparati, in un allarmante quadro igienico, come se le cose potessero offrire un rapporto e riempire il vuoto della solitudine. Proprio la solitudine costituisce la cifra di ogni fenomeno di esclusione, insieme alla mancanza di una rete primaria e al disagio psichico. Inoltre, a peggiorare il quadro, c'è il fatto che le persone anziane che vivono questa situazione ai limiti, spesso sono oggetto di una forte dipendenza da farmaci, che vengono assunti in dosi massicce o accompagnati da un eccessivo consumo di alcol.


Il primo testo a tema ("Uno studio sul barbonismo domestico nell’area metropolitana di Roma. Tra povertà, Sindrome di Diogene e disposofobia") redatto nel 2016 a cura del sociologo Luca Di Censi restituisce una casistica riguardante la Capitale. E già allora si parlava di numeri importanti, dal momento che furono individuati 660 casi tra il 2003 e il 2014. Un dato indicativo emerso da quell'indagine, risulta la quasi totale diversità dei soggetti coinvolti: giovani e anziani, ma con una tendenza maggiore verso questi ultimi, uomini e donne. Il 49% di loro sono persone che hanno superato i 74 anni di età, mentre tra 65 e i 74 anni rappresentano il 21% e sfiorano il 30% tra coloro che non hanno ancora raggiunto i 65 anni. Più della metà vive in una casa di proprietà, è in possesso di un reddito ed ha ricevuto una educazione scolastica qualificata. Ma appunto non sta qui il problema: queste persone non rientrano in una situazione di disagio economico, pertanto il fenomeno non va letto esclusivamente dal punto di vista reddituale. Ciò sarebbe fuorviante. Le persone che soffrono di questo disagio, in effetti, mostrano una incapacità a gestire i propri averi, una noncuranza verso di essi. La loro situazione è il frutto di più problematiche, che necessitano di un intervento sinergico.


L’aspetto più preoccupante, però, riguarda il futuro. I dati raccolti a Roma non hanno solo il merito di aver illuminato una zona d’ombra della marginalità nel nostro paese, ma permettono di avanzare ipotesi sui trend. “Ci sono delle correlazioni quali l’invecchiamento, l’assottigliarsi delle reti familiari, sociali e se non si cambia direzione rispetto anche ad un welfare generativo e un maggiore coinvolgimento per ricostruire socialità nei contesti locali probabile che il fenomeno aumenti”, mette in guardia Di Censi.

Il Comune di Roma ha messo a punto un progetto sperimentale dal titolo “Vicini di casa. Servizio di prossimità a persone o nuclei in condizioni di fragilità sociale”. Il progetto si riferisce in particolare agli anziani soli che vivono in condizioni di disagio estremo, ai limiti di una vita da strada svolta in appartamento, ed è mirato a favorire un miglioramento della qualità della loro vita, di quella dei loro familiari e della comunità locale. Nelle metropoli sempre più spersonalizzanti la prassi dell’attenzione al vicinato, del sostegno solidale lascia spesso il passo a un ritiro sociale, ad un aumento dell’individualismo, spesso dovuto alla paura dell’altro, che può dar luogo a intolleranza e indifferenza, anche verso chi vive dietro la porta accanto. Da qualche tempo a Roma, sia la Caritas diocesana che quelle parrocchiali si stanno occupando di questo fenomeno con riguardo agli anziani e allo stato di solitudine in cui spesso si trovano a vivere con l’avanzare dell’età. In taluni casi, non così sporadici, l’isolamento e l’abbandono della cura del sé si traducono in forme e stili di vita simili a quelle di chi vive in strada. Le gravi condizioni igieniche diventano allarmanti e determinano il malumore o le proteste dei vicini, che a causa del disagio subito portano alla luce un fenomeno ancora poco conosciuto e monitorato. Per questo motivo la Caritas ha avviato da tempo un servizio specificamente dedicato al supporto di queste situazioni e, allo stesso tempo, sta offrendo la formazione dei centri d’ascolto delle Parrocchie al fine di allargare la rete di supporto sui singoli territori. La Caritas romana parla di dati non eclatanti, ma certamente di un fenomeno inquietante e, da un paio di anni circa, si occupa del problema in modo strutturato. Col sostegno del dipartimento delle politiche sociali del Comune prevede interventi a domicilio da parte di educatori, operatori socio-sanitari e assistenti sociali, nelle abitazioni segnalate dai servizi sociali presenti sul territorio. Resta però da spiegare perché dall’isolamento si passi alla grave trascuratezza personale, igienica e sanitaria. In effetti, non essendo ancora chiare le cause spesso, in diversi studi, viene tirata in ballo la demenza, ma siamo nel campo dell’incertezza.


Purtroppo non risultano esservi, almeno nel nostro Paese, iniziative di monitoraggio di questo disagio, come del resto non esistono iniziative di monitoraggio del maltrattamento dell’anziano in generale. Eppure a chiunque operi in ambito geriatrico – in Pronto Soccorso piuttosto che nelle Case di cura– è capitato, spesso in più di un’occasione, di venire in contatto con anziani in condizioni igieniche penose, tali da far sospettare uno stato di estremo abbandono. Certo, all’atto pratico è spesso difficile far cambiare stile di vita all’anziano, anche alla luce della libertà di scelta individuale. Ma forme poco “invasive” di intervento, come un aiuto per le pulizie di casa, la fornitura di pasti caldi, la visita “occasionale” del medico o di altre figure sanitarie, potrebbero migliorare considerevolmente la qualità e le prospettive di vita del paziente.

(Fonte: Italia Caritas)

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Autore (Cognome Nome)Costalunga Anna
Casa Editrice, città
Collana
Anno Pubblicazione2019
Pagine
LinguaItaliano
Data dell'articolo19000101
Numero
FonteItalia Caritas
Approfondimenti Online
Subtitolo in stampa07-01-2020
Fonte da stampare(Fonte: Italia Caritas)
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Costalunga Anna
Attori
Parole chiave: Solitudine