“Il nostro studio è unico in quanto dimostra l’esistenza di un nesso causale diretto tra i batteri intestinali e la malattia di Alzheimer – spiega Frida Fak Hallenius, che ha partecipato alla ricerca -. È stato sorprendente osservare che i topi privi di batteri hanno sviluppato un numero significativamente inferiore di placche nel cervello. I risultati suggeriscono che ora possiamo cominciare a cercare modi per prevenire la malattia e ritardarne l'insorgenza. Riteniamo che questo rappresenti un importante passo avanti”. I batteri intestinali potrebbero essere coinvolti nello sviluppo dell’Alzheimer, e sarebbero capaci di accelerarne la progressione. È quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista Scientific Reports dai ricercatori dell'Università di Lund (Svezia) e del Politecnico Federale di Losanna (Svizzera). Secondo gli autori, la scoperta potrebbe favorire lo sviluppo di nuovi trattamenti preventivi e terapeutici contro questa forma di demenza, basati sulla modifica della flora intestinale attraverso la dieta e nuovi tipi di probiotici.
(Fonte: tratto dall'articolo)