Biella: una delle città con più anziani in Italia riesce a essere anche un laboratorio di innovazione sospeso fra tecnologie finanziarie e progetti per la «riqualificazione digitale» degli over 55. Tra le mura del vecchio lanificio Maurizio Sella, un complesso industriale in piedi da qualche secolo, ha sede la «Private&fintech»: private banking e tecnologie finanziarie. Banca Sella ha scelto il vecchio cuore dell’industria tessile locale come sede del suo Sellalab: dal 2013 la «piattaforma di corporate innovation». A Biella (dati Sole 24 ore) i cittadini sopra i 64 anni sono pari al 251% degli under 14. Paolo Zegna, presidente del gruppo omonimo, spiega che l’invecchiamento sta mettendo a rischio la continuità stessa della filiera del tessile. Alcuni mestieri scompariranno insieme a una generazione in via di pensionamento, lasciando in bilico la sopravvivenza del settore. È facile attirare un under 30 quando si sfoderano parole d’ordine come fashion e design. Un po’ meno quando si propone il ritorno al lavorìo di ago e filo, essenziale per mantenere in vita la filiera. Il modello del lab tecnologico funziona ed è stato esportato altrove, con l’apertura di sedi a Torino, Lecce e Salerno. Ma accanto a sviluppatori Android e web designer c’è una quota di popolazione over 50 che fatica a reintrodursi sul lavoro e non deve «riscoprire», ma scoprire del tutto le possibilità del digitale. Il comune sta cercando di rispondere con iniziative come #Biellainclude, laboratori mirati per insegnare «l’uso del computer e di internet alle persone con più di 55 anni che ancora sono sull’altra sponda del cosiddetto digital divide». Il progetto, spiega l’assessore all’Innovazione, Fulvia Zago, serve a «permettere alle persone di utilizzare le piattaforme che servono loro, a seconda dei casi. Ad esempio Skype per mettersi in contatto con i figli che vivono all’estero o Whatsapp per parlare meglio con i colleghi». Un’infarinatura sui rudimenti online che rientra nelle linee del piano governativo Agenda digitale e si propone, anche, di risollevare l’occupabilità di un blocco generazionale affossato dalla crisi. «È – spiega Zago – un progetto di coesione territoriale. Rispondiamo alla crisi con l’inclusione digitale».
(Fonte: tratto dall'articolo)