E’ esattamente un anno che è entrata in vigore la legge 219 sul testamento biologico ma c’è ancora molta confusione sulle Disposizioni anticipate di trattamento (Dat). Non è ancora partita la Banca dati delle Dat e il Ministero della Salute non ha raccolto nessun dato sulle effettive dichiarazioni depositate e i numeri che arrivano dai Comuni sono molto bassi. A livello operativo, la situazione è disomogenea in tutta Italia e mancano indicazioni per le modalità di raccolta, di gestione, archiviazione e conservazione delle disposizioni. Per legge le Dat sono «redatte per atto pubblico o per scrittura privata autenticata ovvero per scrittura privata consegnata personalmente dal disponente presso l’ufficio dello stato civile del Comune di residenza » e le Regioni «che adottano modalità telematiche di gestione della cartella clinica o il fascicolo sanitario elettronico o altre modalità informatiche» possano, con proprio atto, «regolamentare la raccolta di copia delle Dat». Di conseguenza nei vari Camuni ci sono contraddizioni e disuguaglianze. Per uniformare le diverse realtà,con la Legge di bilancio 2018 vi è la previsione e il finanziamento per formare una Banca dati presso il ministero della Salute, per la quale è stato costituito anche un gruppo di lavoro ma ad oggi la Banca dati non esiste. Il capogruppo M5s Stefano Patuanelli ha proposto una modifica, contestata dai principali fautori della legge sul biotestamento, che stabilisce che le Dat non vengano depositate nel Comune di residenza ma in quello di nascita.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)