Uno studio dell’Università di Stanford, presentato a Boston durante il decimo meeting annuale Clinical Trial on Alzheimer’s Disease, ha testato l’efficacia della trasfusione di sangue “giovane” nel contrasto alla progressione della malattia. I ricercatori hanno dato a 18 persone con l’Alzheimer il sangue di giovani tra i 18 e i 30 anni. Dopo le infusioni , i pazienti con Alzheimer non hanno mostrato cambiamenti nel loro stato d’animo o miglioramenti nei test sulla memoria. Ma sono stati rilevati significativi miglioramenti nella capacità di svolgere i compiti quotidiani. Una precedente ricerca ( 2014) svolta sui topi, aveva dimostrato una migliore capacità di apprendimento di topi vecchi cui era stato trasfuso il sangue "giovane" di altri roditori. All’epoca gli studiosi hanno concluso che il sangue giovane può contenere sostanze capaci di «ricaricare» il cervello. Questo nuovo studio sembra confermare l’efficacia di questa strategia ma occorrono ulteriori studi per capire se queste «trasfusioni vampiresche» possono essere davvero utili contro i sintomi della demenza.
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)