Un test per l'Alzheimer con un indice di accuratezza pari all'89% è stato definito dai ricercatori ‘rivoluzionario’. Il test funziona cercando nel sangue la presenza di due proteine specifiche, collegate alla morte delle cellule cerebrali. E i risultati potrebbero annunciare una "rivoluzione" nella sperimentazione di farmaci e cure per la demenza.
I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia hanno studiato 573 persone che avevano già un lieve deterioramento cognitivo, il che significa che avevano già un notevole declino della memoria e delle capacità cognitive. Hanno poi misurato i livelli di alcuni biomarcatori - molecole che si trovano nel sangue - per determinare se qualche combinazione poteva predire l'insorgenza della demenza nei 4 anni successivi.
I risultati rivelano che livelli più elevati dei due tipi di proteine sono collegati ad un rischio maggiore di sviluppare l'Alzheimer.
Uno dei marcatori è un tipo di proteina chiamata tau, che può accumularsi nel cervello e causare danni che possono portare alla demenza.
Un altro, una proteina associata alla neurodegenerazione, che individua se le cellule del cervello siano morte o danneggiate.
Il test potrebbe prevedere con un'accuratezza dell'89% chi svilupperà l'Alzheimer e prevedere con un'accuratezza dell'88% chi non lo farà.
La professoressa Tara Spiers-Jones, del Regno Unito Dementia Research Institute, mette in guardia: "Lo studio è un passo importante sulla strada per lo sviluppo di un esame del sangue per l'Alzheimer, ma è importante notare che non siamo ancora ad un punto di arrivo. Alcune delle persone con un'alta probabilità di malattia prevista sulla base di queste proteine nel sangue non l’hanno sviluppata. E alcune persone con una prevista bassa probabilità lo hanno fatto.'
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)