Per diverse ragioni, il consumo di caffè (con e senza caffeina) sembra allontanare alcune malattie croniche.
Molteplici i lavori che hanno documentato questo legame (sia in termini di incidenza sia di mortalità), indipendentemente dall'etnia di una persona: tra i più robusti uno apparso nel 2012 sulle colonne del New England Journal of Medicine.
Il beneficio è stato rilevato tra coloro che erano abituati a bere 2-5 tazzine di caffè al giorno, mentre oltre non è stato ottenuto lo stesso riscontro.
Le prove più solide riguardano il diabete di tipo 2, la cui incidenza sarebbe sfavorita da una gamma di effetti concatenati indotti dalla caffeina: dalla riduzione dell'appetito e dell'apporto energetico alla conseguente gestione del peso corporeo.
Questo discorso, avvertono gli autori dell'articolo, vale però se si assumono soltanto il caffè e il tè. Non invece se le due bevande vengono zuccherate o se la caffeina è tratta da soft ed energy drink, arricchiti in zuccheri aggiunti che (al contrario) contribuiscono ad «allargare» il girovita.
Mentre se da un lato è vero che nel breve termine la caffeina può ridurre la sensibilità dei tessuti all'insulina (rallentando lo stoccaggio del glucosio nei muscoli, sotto forma di glicogeno), nel tempo le altre molecole che acquisiamo bevendo caffè sembrano mitigare questo effetto.
Da qui l'asserzione che, tra pro e contro, un consumo regolare di caffè possa essere considerato ininfluente per il rischio di ammalarsi di diabete.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)