I cambiamenti nel sonno legati all’età possono influire sulla cognizione. L’evidenza emerge da due studi pubblicati da Nature Human Behaviour.
Il primo studio ha riesaminato i dati relativi a oltre un milione di persone di tre Paesi, evidenziando come alcune caratteristiche -durata, insonnia e sonnolenza diurna – aumentino con l’avanzare dell’età. Il secondo studio, che ha analizzato gli elettroencefalogrammi eseguiti per un’intera notte su 4.000 anziani, ha riscontrato che alcuni parametri di macro- e microarchitettura del sonno sono predittivi delle prestazioni cognitive. “È possibile considerare il sonno come una finestra sull’attività cerebrale”, ha dichiarato l’autore principale dello studio sulle onde cerebrali Shaun Purcell, professore associato di psichiatria presso la Harvard Medical School e il Brigham and Women’s Hospital di Boston.
I partecipanti al MrOS sono stati valutati con tre misure: Trails B, una versione estesa del Mini-Mental State Examination e il Digit Vigilance Test. I partecipanti al MESA avevano un’età compresa tra i 54 e i 93 anni, quelli coinvolti nel MrOS avevano dai 67 ai 96 anni. Un partecipante su quattro dormiva meno di quanto consigliato per la sua età, ma solo il 5,8% non rientrava nella durata del sonno ‘accettabile’. Gli adolescenti tendevano a riferire di dormire meno delle 8-10 ore raccomandate, con il 18% che segnalava sonnolenza diurna. Nei partecipanti con un’età pari o superiore a 18 anni, il 13,3% ha dichiarato di dormire male e dal 9,6% al 19,4% ha riferito sintomi di insonnia. In generale, il tempo trascorso a dormire si riduceva con l’età, livellandosi attorno ai 65 anni. I sintomi di insonnia avevano la minore frequenza nella fascia d’età 26-40 anni e la frequenza più elevata negli over 65. Le donne a partire dai 41 anni hanno segnalato di dormire meno degli uomini.
(Fonte: tratto dall'articolo)