Uno studio condotto dall’University College di Londra ha di recente svelato come, per un’analisi preliminare del rischio di sviluppare disturbi cognitivi derivati dal Parkinson, cani e gatti potrebbero risultare indispensabili.
I ricercatori hanno sperimentato che i pazienti affetti da Parkinson possono sviluppare problematiche cognitive, rendendo alcune attività quotidiane decisamente confusionarie. Ad esempio, molti pazienti con degenerazione cognitiva trovano molti ostacoli nel distinguere le figure di cani e gatti, tanto che in alcuni casi il riconoscimento diventa impossibile.
È quindi emerso come questa difficoltà nell’elaborare le immagini a livello visuale possa essere considerato un sintomo precursore di effetti più gravi sulla mente nel tempo. Dunque, identificare velocemente gli individui più a rischio, potrebbe facilitare lo sviluppo e la somministrazione di nuovi farmaci, differenziati in base ai sintomi causati dal morbo.
(Sintesi redatta da: De Felicis Dario)