Nella bozza della legge di bilancio sono emersi alcuni ritocchi che non spostano più di tanto l'impatto delle misure sulla previdenza. Nel primo caso, i lavoratori che non hanno versamenti previdenziali prima del 1996 e possono uscire a 64 anni con 20 di contributi devono però aver maturato un importo di pensione più alto rispetto a quello in vigore: di almeno 3 volte l'assegno sociale (503 euro)se si è uomini, 2,8 se si è madri di un figlio e 2,6 se si è madri di due o più figli.
Quindi, si ottiene la pensione se si è raggiunto un assegno mensile di 1.500 euro per gli uomini,1.400 o 1.300 se si è donne con uno o più figli. In più, il trattamento di pensione anticipata è riconosciuto per un valore lordo mensile massimo non superiore a cinque volte il trattamento minimo ed è prevista una finestra di tre mesi. Il secondo intervento sul testo della manovra in materia di pensioni riguarda l'adeguamento alla speranza di vita.
Salta l'articolo che nella prima bozza consentiva alla speranza di vita di tornare a correre, anticipando la fine del blocco da fine 2026 a fine 2024. La retromarcia in questo senso assicura un periodo di altri due anni (come è già a legislazione vigente) in cui non sono previsti adeguamenti per chi va in pensione a prescindere dall'età una volta raggiunti 42 anni e 10 mesi di contributi, gli uomini, e 41 anni e 10 mesi, le donne. Perciò, per chi è nel sistema misto, il rischio di un peggioramento che possa portare le uscite a 43 e 42 anni indipendentemente dall'età anagrafica è rimandato al 2027.
(Sintesi redatta da: Nardinocchi Guido)