Secondo Luigi Ferrannini, medico specialista in Psichiatria e componente del Consiglio dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Genova, la figura del caregiver ha subito cambiamenti significativi, anche sotto l’aspetto della terminologia.
Fino a qualche anno fa si usava il termine “badante”, nel senso di "colei o colui che bada a una persona", generalmente all’anziano fragile. “Caregiver” indica invece un “soggetto che fornisce assistenza”. I compiti teoricamente sono rimasti gli stessi, ma oggi tendono a prendere una strada più professionale.
C’è da dire poi che nella figura del caregiver rientra anche il “caregiver familiare”, cioè un familiare che aiuta un altro familiare, per esempio il nipote che assiste il nonno, con evidenti ripercussioni positive anche dal punto di vista empatico. Il caregiver “ex badante” deve avere anche delle competenze specifiche, per esempio sui temi dell’alimentazione, del lavaggio e della movimentazione degli anziani. Competenze “tarate” sui problemi o sui deficit dell’assistito. Pur diventando una sorta di “familiare acquisito”, la badante tende a essere sempre più professionale.
Del resto, anche nella sanità, si sta facendo avanti una nuova linea di definizione delle professionalità, con compiti di maggiore responsabilità assegnati alle singole figure. Per esempio, all’infermiere si tende a dare mansioni che, tempo fa, erano proprie solo del medico, per esempio la prescrizione di farmaci. All’OSS, operatore socio-sanitario, vengono assegnate funzioni infermieristiche, come la somministrazione dei medicinali. Un’evoluzione determinata spesso anche dalla carenza di personale.
Un anziano fragile positivo rappresenta per il caregiver un potenziale fattore di rischio e viceversa. C’è quindi chi ha interrotto completamente il rapporto, per paura che il comportamento di uno potesse essere dannoso per l’altro.
Il vaccino aiuterebbe anche a ripristinare proprio questo rapporto di fiducia. Soggetti ultraottantenni e ultra fragili hanno ora assoluta priorità nella somministrazione delle dosi vaccinali. Anche i caregiver sono stati inseriti tra le categorie con priorità, ma resta da sciogliere il nodo del vaccino AstraZeneca, che non può essere somministrato agli under 60, fascia d’età in cui molto spesso rientrano proprio i caregiver.
(Sintesi redatta da: D'Amuri Vincenzo)