In occasione del 7° Clinical update in endocrinologia e metabolismo (Cuem), si è parlato carenza di vitamina D (ipovitaminosi) nell'anziano. Ne soffre gran parte della popolazione mondiale in questa fascia di età, anche se, negli ultimi anni, comincia ad interessare anche i giovani per alcuni scorretti stili di vita. Si calcola che più del 90% degli anziani che vivono in casa di riposo abbiano delle gravi deficienze di vitamina D. Spesso si cade nell’equivoco di vedere la vitamina D come nutriente mentre si tratta di un ormone che viene prodotto dalla pelle in seguito all’esposizione solare e deve essere metabolizzato all’interno dell’organismo, prima a livello epatico e poi a livello renale. Solo dopo la vitamina D è attiva. La sua attività consiste principalmente nel facilitare l’assorbimento di calcio presente nella dieta e nel facilitarne il deposito a livello scheletrico. Se si vuole introdurre della vitamina D” per via alimentare, bisogna "fortificare i cibi" come fanno le popolazioni del Nord Europa. Si tratta del cosiddetto "paradosso scandinavo" per il quale, proprio nei Paesi di quest’area geografica, carenti di luce solare, si riscontrano valori circolanti della vitamina D superiori a quelli di Paesi mediterranei come l’Italia, la Grecia e la Spagna.
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)