Le «case famiglia» sono strutture private indipendenti, senza particolari responsabilità verso i propri inquilini, ED hanno due obiettivi: evitare i casi di progressivo isolamento e alleviare il carico di responsabilità dei parenti. A causa però dei tanti casi di cronaca di maltrattamenti agli anziani in cui sono coinvolte queste strutture i carabinieri TORINESI hanno svolto indagini approfondite. A Torino, secondo l’elenco della Regione ci sono sette comunità, quattro in città e tre in provincia. Ma gli investigatori ne hanno trovate molte di più, comunità fantasma che non rispettano nemmeno i requisiti minimi previsti (massimo sei posti letto, camere per non più di due persone, un bagno ogni due ospiti e spazi collettivi aperti ai visitatori). Non serve l’autorizzazione al funzionamento, ma «il titolare del presidio è tenuto a dare comunicazione al Comune dell’avvio del servizio», come da delibera regionale del luglio 2002. «Il nodo cruciale è a monte. Le lunghe liste d’attesa per leRsa spingono gli anziani e le loro famiglie ad affidarsi a strutture esterne al circuito delle Asl e per questo, gioco forza, fuori controllo. Anche se, per certi aspetti, convenienti» dice Maria Grazia Breda, portavoce del Coordinamento Sanità e Assistenza. Infatti una casa di riposo classica può costare tre mila euro al mese mentre una casa famiglia non supera i duemila.
(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)