Il rapporto, condotto con il contributo di Federfarma, ripercorre 50 anni di sanità in Italia, dallo sviluppo impetuoso degli Anni '60 e '70 per l'aspetto demografico (47 milioni del 1950 ai 56 del 1979), economico (il pil aumenta del +85,5% negli anni 60 e il reddito delle famiglie del 61% nel decennio successivo), sanitario (gli assicurati delle mutue passano dal 33% del 1950 all'82% del 1966, al 95% nel 1976, vale a dire 54 milioni di persone). Aumenta la speranza di vita alla nascita (70,5 anni per gli uomini e 77,3 per le donne nel 1979). Nel 1978 nasce il Sistema sanitario nazionale. La prevenzione attraverso la vaccinazione acquisisce sempre più rilevanza. Negli Anni '80 si registra un cambio di passo nel rapporto dei cittadini con la salute. Si delinea un concetto di salute associato al benessere complessivo della persona. Il ruolo della vaccinazione continua ad essere centrale nelle politiche pubbliche di prevenzione. Il decennio successivo vede un rallentamento nella crescita della popolazione (da 56.479.000 nel 1980 a 56.924.000 nel 1999) e un mutamento della struttura per età della popolazione, con un peso della componente anziana più consistente. Nel 1993 la quota dei minori (18,3%) è equivalente a quella dei 65enni e oltre (18,2%). Si assiste in questi anni ad un incremento massiccio della spesa privata per la salute, e si fa strada la consapevolezza dell'incidenza degli stili di vita sulla salute. I primi dieci anni del 2000 sono segnati da un ridimensionamento della crescita (pil + 3,1) e un arretramento del reddito netto delle famiglie (- 0,7). Le coperture vaccinali obbligatorie per i nuovi nati superano il 96%. Gli anni tra il 2009 e il 2016 registrano il consolidarsi dell'aumento della popolazione oltre i 65 anni che raggiunge il 22% nel 2015. Nel rapporto con l'informazione sanitaria, l'accesso facile e immediato al web contribuisce ad aumentare l'incertezza e confusione. Tra gli italiani si diffonde la percezione che nella propria regione si vada riducendo la qualità dell'assistenza sanitaria: il 49,2% giudica inadeguati i servizi sanitari (al Sud si arriva al 72,2%). Aumenta l'attenzione femminile per gli esami di screening e i controlli preventivi: nel 2013 il 67,4% delle donne di 40 anni e oltre si è sottoposto alla mammografia e il 73,4% di quelle con 25 anni e oltre al pap-test. Al Sud però si scende, rispettivamente, al 52,1% e al 58,4%. L'Italia è al primo posto per farmaci per terapie avanzate: 3 dei 6 approvati in Europa sono stati sviluppati nel nostro Paese. Ma una grande discontinuità riguarda la prevenzione. Nel 2014 la soglia minima di copertura al 95%, in grado di assicurare l'«immunità di gregge», non è stata raggiunta per la maggior parte delle vaccinazioni dell'età pediatrica.
(Fonte: tratto dall'articolo)