Sentire bene è indispensabile per mantenere giovane il cervello. Infatti, coloro che hanno un difetto di udito, e lo trascurano, hanno molte più probabilità di soffrire di demenza. Con gravi conseguenze sia per la propria qualità della vita che per il Sistema sanitario nazionale. Si stima che nel nostro Paese siano circa 8 milioni gli ipoacusici. Il loro numero è in continua crescita, visto l’alto indice di longevità, ma non tutti fanno ricorso alle protesi acustiche. Pregiudizi, pigrizia e motivazioni sociali ed economiche, contribuiscono ad una scarsa la sensibilità verso le ipoacusie. Numerose ricerche dimostrano che rispetto ai normoudenti, gli individui affetti da ipoacusia hanno un rischio più alto di sviluppare deficit cognitivi. Il deficit uditivo può compromettere l’efficienza di altre abilità cognitive come la precoce compromissione dell’attenzione, della memoria e delle capacità strategico-esecutive. Al calo dell’udito è associato a un aumento della probabilità di sviluppare una forma di demenza e in 3 pazienti con un deficit cognitivo su 4 si registra anche un disturbo dell’udito. Nel nostro Paese, la sensibilità verso le protesi è scarsa e la prima protesi viene applicata a 75 anni contro una media europea di 60,5.
(Sintesi redatta da: Pallavicini Luca)