Il cervello di chi conosce (almeno) due idiomi, è più sano, più grande, più connesso e non è mai tardi per studiarne uno. Le ultime ricerche assicurano che persino a 70 anni e oltre, si può diventare poliglotti. Insomma, non è poi così vero che le lingue si possono imparare solo da bambini. È un falso mito che per parlare bene l'inglese (o qualsiasi altra lingua) lo si debba imparare da piccoli perchè altrimenti non ci sarebbe speranza di riuscire a esprimersi fluidamente. Il cervello umano è un organo stupefacente, capace di plasmarsi e ristrutturarsi in ogni fase della vita, sulla base degli input che riceve. Si è constatato con tecniche di neuroimaging che gli anziani che parlano due lingue, sviluppano più materia grigia rispetto a chi ne parla una sola. In uno studio, condotto in Cina dall'Università di Hong Kong, si è visto che non c'era differenza tra chi aveva imparato la seconda lingua da bambino e chi l'aveva fatto più avanti negli anni; contava solo l'utilizzo della stessa. Come per fare massa muscolare, conta l'allenamento, succede la stessa cosa anche per il cervello. Quindi a imparare una seconda grammatica si ottiene pure una mente più elastica, che è sempre utile, soprattutto quando incombe il rischio di "rimbambimento" della vecchiaia. Grazie all'abbondante riserva neurale, il cervello dei bilingue, va incontro più lentemente all'atrofia legata all'età. È stato calcolato che l'Alzheimer, se arriva, insorge con quattro anni e mezzo di ritardo, e che raddoppia la probabilità di un pieno recupero delle funzioni cerebrali dopo un ictus. Non esiste farmaco altrettanto potente. Se il sistema sanitario finanziasse corsi di lingua per la terza età, potrebbe risparmiare centinaia di milioni di euro all'anno nella prevenzione delle demenze e dei loro costi socio-sanitari.
(Sintesi redatta da: Mayer Evelina)