«L’intento è fornire all’individuo nuove possibilità e favorire il superamento dei propri limiti psicofisici nel rispetto del primo comandamento dell’arte medica: “Primum non nocere”», ha spiegato Maurizio Maggiorotti, presidente di PotenziAttiva - Società italiana di medicina potenziativa - nel primo convegno di questa nuova realtà organizzato a Roma, nella prestigiosa sede dell’Accademia dei Lincei. Al centro del dibattito lo «human enhancement», il potenziamento delle capacità umane, reso possibile da specifici programmi di allenamento e alimentazione, oltre a interventi di medicina alternativa e di chirurgia, orientati a ritardare l’invecchiamento, migliorare l’aspetto fisico e prevenire le malattie. Un nuovo scenario che ambisce a trasformare la medicina preventiva e che allo stesso tempo dà ampi argomenti di dibattito ai bioeticisti. Se le aspettative di vita sono cresciute, non sempre l’età biologica degli individui coincide con l’età anagrafica. L’intento della medicina potenziativa è, quindi, quello di rallentare lo scorrere del tempo, intervenendo principalmente sui fattori ambientali - che incidono sul grado di invecchiamento per il 75% - e che sono rappresentati da stile di vita, alimentazione, ambiente fisico e sociale, finno alla propensione a pensare positivo. «C’è una fase critica - attorno ai 35 anni - che rappresenta il punto di massima espressione delle nostre riserve energetiche e vitali, in cui è possibile intervenire per spingere in avanti le aspettative di vita, riducendo il rischio futuro di malattie croniche e degenerative», ha spiegato Claudio Tavera, specialista in medicina dello sport ed esperto in antiaging. Anche se non è mai troppo tardi per invecchiare bene, perciò, è importante intervenire entro questa età-limite, con un’alimentazione sana e variegata, un’attività fisica vigorosa e un ambiente di vita ricco di stimoli sociali. (Fonte: tratto dall'articolo)