Firenze. Mio padre mi ha chiesto come usare Internet sullo smartphone, il regalo di Natale che ha fatto vacillare le sue certezze. Ha detto con grande umiltà: "Non riesco a farci niente. Mi sento analfabeta e un po’ scemo". Mio padre non è scemo. Ha 80 anni e oggi è contento di poter trovare su Google un certo ristorante nelle Langhe. Ma si fermerà lì. So per certo che non posterà mai una foto, non chiederà un’amicizia e non implorerà ravanelli per la sua fattoria. Questo anziano curioso in pieno possesso delle sue facoltà è un vero adulto sfiorato di striscio dalla rivoluzione che ha rimbambito la generazione dopo la sua, confondendola in maniera preoccupante e comica con quella dei nipoti. Quindi è l’unico autorizzato a ridicolizzare un adolescente che smanetta a tavola, alle due di notte delira perché il Wi Fi non prende e va fuori di testa se non trova una presa per la ricarica. Secondo l’Istat, più di un quarantenne su due usa il computer per mandare messaggi nelle chat e uno su tre usa i file sharing per scambiarsi musica e film. E quando qualcosa si inceppa è ai bambini veri che si rivolgono: "Ho perso i contatti", "Non riesco a scaricare l’ultimo di Lady Gaga". Mio padre guarda con ammirevole sospetto l’icona che lo invita a fare più movimento. Ha appena finito un doppio a tennis, quindi è ovvio che lo scemo è il telefono.
(Fonte: tratto dall'articolo)