Il Nobel della Medicina a Yoshinori Ohsumi ha portato all’attenzione pubblica l’autofagia, cioè il fenomeno fisiologico che si verifica nel digiuno prolungato e che consiste nel consumo dei materiali di riserva da parte dell'organismo. Claudio Franceschi che si occupa di invecchiamento all’Università di Bologna conferma che da tempo si è visto che «…il processo di “smaltimento dei rifiuti” è per le cellule del nostro corpo altrettanto importante della capacità di sintetizzare nuove proteine. È un passaggio critico per la loro sopravvivenza» e continua «Sappiamo che una cellula con un elevato livello di autofagia è più resistente agli stress e di conseguenza più forte. L’attivazione dell’autofagia è un sistema molto efficace per rallentare l’invecchiamento in modelli animali e ci sono ottime speranze che possa esserlo anche per l’uomo. Quindi studiare l’autofagia può aiutare a capire come e perché le cellule invecchiano». Farmaci utili che già sfruttano queste scoperte sono la rapamicina e i suoi analoghi, per ora usati come farmaci anti-rigetto per i trapianti d’organo. Gli stili di vita, come il digiuno o la restrizione calorica, possono influenzare positivamente l’autofagia.
(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)