Uno studio condotto da Stephen Badham, psicologo dell’università di Nottingham, pubblicato sulla rivista scientifica Developmental Review, suggerisce che le differenze cognitive fra giovani e anziani si stiano riducendo con il passare del tempo. Il motivo per cui il gap di quoziente intellettivo fra le generazioni si assottiglia, secondo il ricercatore, non è il peggioramento dei giovani, ma il miglioramento dei quozienti intellettivi degli anziani oggi rispetto al passato. Dagli Anni ’60 a oggi, spiega Badham, «i deficit dovuti all’età sono diventati sempre più piccoli».
La spiegazione non è chiara: il miglioramento non può avere cause genetiche: qualche decennio è troppo poco perché l’evoluzione produca un effetto. Le ragioni sono probabilmente legate agli stili di vita. Da quasi un decennio l’intelligenza umana ha smesso di crescere. «Probabilmente ha raggiunto i suoi limiti naturali» secondo Badham. Nel confronto, la generazione che ha beneficiato di scolarizzazione di massa, miglioramento dell’alimentazione e delle cure mediche, riesce a non perdere terreno nei confronti di una gioventù sottoposta a stimoli assai diversi da quelli tradizionali — più schermi, meno lettura — i cui effetti non sono ancora del tutto chiari.
Anche i dati sull’incidenza di Alzheimer e altre demenze sono inferiori alle stime: non si può dire che i casi non aumentino, ma almeno nei paesi ricchi la curva si sta appiattendo. Nei test condotti da Badham fra i suoi volontari, durati 7 anni, si notano aspetti dell’intelligenza che migliorano con l’età: abilità linguistiche e vocabolario. Esperimenti precedenti non erano stati così positivi per chi è in avanti con gli anni, ma avevano dimostrato che le capacità verbali sono quelle che calano meno.
Un’analisi su 35 milioni di utenti di Lumosity del 2013 conclude che il declino del cervello inizia tra i 25 e i 30 anni. La prima funzione a peggiorare è la memoria, sia di lavoro che spaziale, oltre alla capacità di attenzione. Tra 20 e 80 anni la memoria perde il 20% del punteggio ottenuto da specifici test. Le capacità aritmetiche resistono fino ai 40-50 anni, poi hanno un cedimento e perdono più del 10% in venti anni. L’uso appropriato del linguaggio resiste di più: resta integro fino a 40 anni. Scende di poco fino ai 60 (si ha un calo del 5% circa), per poi declinare in modo più evidente dai 60.
(Sintesi redatta da: Mayer Evelina)