Si parla spesso di “paradosso dell’invecchiamento” intendendo quel fenomeno per cui - nonostante il deterioramento fisico e cognitivo dovuto all’età - la capacità di controllare l’esperienza e l’espressione delle emozioni funziona efficacemente e può addirittura migliorare.
L’avanzare dell’età porta con sé una serie di cambiamenti a livello fisico-sensoriale, cognitivo, sociale ed emotivo-motivazionale oltre che una forte eterogeneità. Non tutti gli anziani però sono uguali. Vi è una notevole variabilità intra e interindividuale dovuta alle esperienze di vita, alle opportunità educative avute, al contesto familiare e al tipo di lavoro svolto.
L’invecchiamento è, dunque, un fenomeno multidimensionale e multidirezionale in quanto le varie dimensioni che caratterizzano l’individuo seguono traiettorie differenti. La risposta dell’anziano sano alla diminuzione dei propri ambiti di efficacia, spiegata dalle normali perdite fisiologiche e sensoriali dettate dall’età, è delineata dal modello SOC secondo cui l’individuo è in grado di mantenere un adeguato livello di funzionamento per mezzo di tre processi: la Selezione, l’Ottimizzazione e la Compensazione. Non a caso SOC è l'acronimo di queste tre parole.
L'anziano, tramite la selezione, restringe il proprio campo d’azione individuando degli obiettivi prioritari, per mezzo dell’ottimizzazione investe le proprie energie e adopera le risorse disponibili per raggiungere gli obiettivi prefissati. Infine, tramite la compensazione mette in atto strategie volte ad arginare i deficit.
Con l’invecchiamento si assiste quindi a un normale declino fisico e cognitivo, che coinvolge principalmente la memoria di lavoro, rendendo più difficoltose molte attività quotidiane. Ma, al contrario, la regolazione emotiva funziona efficacemente e può addirittura migliorare con l’età. Gli effetti del paradosso dell’invecchiamento sono riscontrabili anche in compiti cognitivi, come dimostrato dalla letteratura.
(Fonte: tratto dall'articolo)