L’Italia è uno dei paesi demograficamente più anziani d’Europa. La spesa sociale impegna tantissime risorse per la vecchiaia e i servizi assistenziali non bastano più a soddisfare una domanda sempre più ingente e complessa. L’allungamento dell’aspettativa di vita media accrescerà il bisogno di servizi per la non autosufficienza e i cambiamenti delle strutture familiari e sociali imporranno di soddisfare bisogni di cura e socialità anche all’esterno della famiglia. Si affaccia allora una pratica ancora poco conosciuta, quella del cohousing per gli anziani, una soluzione alternativa interessante da considerare.
Il cohousing può essere definito come una tipologia di abitazione collaborativa in grado di offrire numerosi vantaggi, a cominciare dall’innovazione dei servizi di cura, grazie a pratiche di co-care in grado di risolvere i problemi assistenziali meno complessi; inoltre il cohousing ha come obiettivo quello di promuove l’invecchiamento attivo e l’inclusione sociale degli anziani.
Tuttavia i pregiudizi culturali costituiscono una barriera che frena l'affermarsi del modello abitativo comunitario, soprattutto in Italia, paese legato ai modalità familiari tradizionali e alle forme di proprietà classiche dell'abitazione.
E’ però ragionevole pensare che nei prossimi anni tale atteggiamento possa cambiare. In parte per necessità: i cambiamenti delle strutture familiari e sociali imporranno di cercare cura e socialità anche all’esterno della famiglia; in parte per ragioni culturali: le future generazioni di anziani saranno probabilmente più informate e aperte ai nuovi servizi di welfare.
(Fonte: tratto dall'articolo)