Pioggia di critiche per lo studio che riabilita il colesterolo “cattivo” LDL definendolo innocuo per il cuore degli anziani e bollando la terapia con statine come una «perdita di tempo e risorse».
I risultati, pubblicati da un gruppo internazionale di esperti sulla rivista BMJ Open, hanno acceso un vivace dibattito nella comunità scientifica internazionale, con molti esperti che invitano alla cautela bocciando l’idea di mandare in pensione le statine.
La ricerca al centro delle polemiche, coordinata dall’università svedese di Lund, è nata con l’obiettivo di capire se alti livelli di colesterolo cattivo fossero realmente collegati ad un aumento di mortalità negli over-60. Dall’analisi dei risultati è emersa una conclusione inusuale: gli anziani con alti livelli di LDL non sarebbero esposti ad un maggiore rischio di mortalità come si è sempre creduto, anzi, vivrebbero più a lungo dei coetanei con il colesterolo basso.
Alla luce di questi dati, gli stessi ricercatori hanno lanciato un appello affinché venga rivalutata «la prescrizione delle statine, i cui benefici sono stati esagerati».
La conclusione a cui è giunto lo studio è giudicata assolutamente plausibile da Giuseppe Paolisso, già presidente della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (Sigg) afferma: Il colesterolo un po’ più alto della norma, «non è pericoloso per l’anziano, perché chi riesce a sopravvivere ha alle spalle una storia di colesterolo alto, e non fa in tempo a sviluppare delle malattie cardiache per via della sua aspettativa di vita, più bassa di quella di un adulto o di un giovane di 18 anni. Servono nuove linee guida sull’uso delle statine negli anziani».
Di tutt’altro avviso Colin Baigent, epidemiologo dell’Università di Oxford, che rileva come lo studio presenti dei «punti deboli molto gravi e, di conseguenza, abbia portato a conclusioni del tutto sbagliate».
(Fonte: tratto dall'articolo)